Home Corsi Contatti
I nostri argomenti  
 
Il tuo nome
La tua Email
 



Postura Naturale
Noi siamo Uno
Odontoiatria Naturale
Medicina Naturale
Intolleranze alimentari
Kinesiologia Applicata
Omeopatia
Immuno Omeopatia
Medicina Funzionale
Crescita personale
Medicine manipolative
Radiestesia
Il salotto delle chiacchiere
Chi sono
Disclaimer
Dolori come ricordi di un lontano passato
 
 
 

 

È nella malattia che ci rendiamo conto di non vivere soli,
bensì incatenati a un essere di un regno differente,
da cui abissi ci separano, che non ci conosce e
dal quale è impossibile farci capire: il nostro corpo.

 Marcel Proust
(Alla ricerca del tempo perduto)

Possiamo, in linea generale, considerare i vari "dolori" muscolo scheletrici cronici o recidivanti, come "carenze di adattamento" tra noi e l'ambiente che ci circonda.

Ma perché questi dolori vengono, nella maggior parte di casi, sempre negli stessi punti, nelle stesse zone, con modalità simili anche in soggetti fisicamente diversi, perché colpiscono persone che hanno regimi di vita totalmente diversi, come casalinghe, manovali, impiegati, atleti?

Dobbiamo andare a cercare i punti deboli, i punti di stress del nostro corpo: quella che i medici di una volta chiamavano "meiopragia d'organo", che indica la particolare fragilità di un organo di fronte a certe aggressioni.

Qui l'organo in questione è il sistema muscolo scheletrico, quello che ci fa stare in piedi e ci permette di muoverci in posizione eretta e dobbiamo ritornare ai nostri progenitori (praticamente: Gorilla, scimpanzè, urang utan) per comprendere l'origine dei nostri dolori attuali.

Il nostro corpo aveva appena raggiunto un equilibrio, anche se instabile, con la natura, che noi abbiamo "inventato" un ambiente diverso, artificiale, apparentemente più comodo e più protetto.

 ALL'INIZIO ERA IL PIEDE

 Eva era bipede e stava in piedi, e, molto probabilmente, senza problemi posturali.

Noi siamo bipedi, ma abbiamo quasi tutti, qualche problema posturale.

Dove è la differenza?

Nell'ambiente.

Eva abitava in un ambiente regolato dal caos: ogni passo era diverso dal precedente e dal successivo. Il suolo era irregolare e l'appoggio dei piedi era perciò sempre diverso.

Poi abbiamo inventato il pavimento: un suolo tutto liscio e senza ostacoli, in cui il piede si appoggia sempre nello stesso modo, senza fatica, senza fantasia.

Poiché il nostro corpo è per natura leggermente asimmetrico ed abbiamo un lato prevalente rispetto all'altro, anche il nostro passo sarà asimmetrico.

Uno dei due piedi infatti fa da supporto al passo e l'altro dà la spinta: il risultato è che i passi fatti con una gamba sono un po’ più lunghi di quelli fatti con l'altra.

E' noto che persone che camminano in luoghi senza ostacoli o punti di riferimento (il deserto per esempio) fanno un largo giro, ritrovandosi poi al punto di partenza.

Nel terreno sconnesso i passi vengono resi tutti diversi dalle asperità del suolo, ma sui pavimenti e sulle strade costruiti dall'uomo nessun ostacolo riequilibra la lunghezza dei passi: giunti alla sera avremo fatto molta più strada con una gamba che con l'altra.

Hai notato che quando siamo in campagna, dove il terreno è irregolare, i nostri passi sono spediti e senza inciampi, mentre in città, o in casa, bastano irregolarità del pavimento di 1-2 mm perché la suola urti l'ostacolo?

Questo accade semplicemente perché il cervello, per risparmiare energia, ha staccato i suoi recettori incaricati di determinare la forma del suolo, per regolare di conseguenza il movimento della gamba e del piede, ed ha cominciato a fare movimenti sempre uguali, stereotipati e con l'escursione più piccola possibile.

Poiché è il movimento del piede che determina la contrazione delle catene muscolari del corpo, se il piede esegue solo e sempre lo stesso movimento, saranno sempre e solo poche catene muscolari a lavorare, e le altre saranno disattivate: la sera alcuni muscoli saranno ipertonici per troppo lavoro ed altri ipotonici per non uso, e la sera successiva ancora di più.

Fino ad una alterazione completa dei meccanismi funzionali.

Probabilmente la molla che spinse qualche antenato di Eva a camminare a due zampe e a rimanere a terra fu, secondo alcuni, una anomalia congenita del bacino che impediva una completa rotazione dell'anca: solo i più esperti cultori di yoga ed i più applauditi contorsionisti riescono a mettersi con i piedi vicino alla testa o dietro la testa, con un movimento che è invece naturale per gli animali a quattro zampe, che usano le zampe posteriori per grattarsi l'orecchio.

Nelle scimmie stare in piedi sulle zampe posteriori è segno di aggressività, ciò rese vincente una anomalia che avrebbe potuto essere fatale: la scimmia handicappata fu temuta per il suo atteggiamento "bellicoso" e si potette riprodurre.

Ma il rovescio della medaglia è che quella alterazione del bacino e dell'anca tolse alla scimmia ed ai suoi discendenti la gioia del riposo: siamo gli unici animali che stanno scomodi seduti in terra.

 DATEMI UN PUNTO D'APPOGGIO E SOLLEVERO' IL MONDO

In Somalia, nostra terra madre, si dice che "il sedere è lontano da terra": probabilmente la prima invenzione del nostro primo antenato non fu, come si crede, un bastone per tirar giù la frutta dagli alberi, fu un sasso su cui sedersi.

Così è stata inventata la sedia: strumento di emergenza, come una stampella, per chi non ce la fa più a stare in piedi.

L'uso della sedia deve essere stato carico di significati reconditi: chi sedeva era in condizione di non dover andare in giro in cerca di cibo, ma era vigile su ciò che succedeva intorno. Forse sedere su qualcosa ha distinto fin dall'inizio il "capo" dal gregario: la sedia potrebbe esser nata come "trono".

Poi i capi hanno fatto l'errore di usare altri simboli di potere che fossero più facili da portarsi dietro, ed i comuni mortali si sono appropriati del trono trasformandolo in sedie, poltrone, sgabelli, divani, panchetti e chi più ne ha più ne metta, così oggi, in nome della democrazia, tutti ci sediamo sui nostri troni personali 6,8,10,12 o più ore al giorno.

Ma la posizione seduta equivale, come posizione degli arti rispetto al tronco, (femore flesso a 90 gradi), alla posizione quadrupede con la pancia avanti anziché in basso, posizione che Eva era stata costretta ad abbandonare, milioni di anni fa, per incompatibilità morfologica, e contro la quale la nostra schiena si è evoluta acquisendo curve di compenso che rendono antifisiologico un avvicinamento del femore al tronco a meno di 120 gradi.

 

 

 


By Centro Informatica