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MEDICINA UFFICIALE CONTRO MEDICINA OLISTICA?

 

 Tutte le parti della medicina sono così
interconnesse da non poter essere
del tutto separabili.

 Aulo Cornelio Celso
"De re medica", Proemio

 

In questi ultimi anni si stanno moltiplicando le ricerche, in tutti i campi della medicina, che dimostrano l'impossibilità di considerare il corpo umano solo come un insieme di organi cooperanti, come si era voluto ritenere finora: comunque lo si consideri il tutto è maggiore della somma delle parti.

Neurologi, fisiologi, ortopedici, ed odontoiatri, si accorgono di non poter trattare "la loro parte di corpo" senza occuparsi del resto.

E', per esempio, accertata l'influenza, in età pediatrica, della forma e della funzione dei piedi sullo sviluppo del viso e della bocca, come è nota da secoli l'associazione di un particolare aspetto fisico con determinate anomalie genetiche o patologie croniche.

E, ancora, l'agopuntura, la riflessologia, la neuralterapia, hanno dimostrato che, spesso, la disfunzione di un distretto corporeo si manifesta in zone molto lontane ed apparentemente non collegate del corpo.

Fino a poco tempo fa un simile concetto di "paziente globale" era appannaggio dei più vecchi "medici condotti" delle nostre campagne, dei medici-filosofi orientali e di altre figure del campo medico e paramedico spesso guardate con diffidenza e sospetto dalla "scienza ufficiale", e spesso tacciate di ciarlataneria, come agopuntori, omeopati, osteopati e chiropratici.

Secondo James Williams

"Ogni nuova disciplina attraversa tre fasi: in un primo momento la si critica e la si giudica falsa, in un secondo momento la si ritiene vera, ma di scarso interesse, alla fine si riconosce la sua importante verità e coloro che la osteggiarono ne rivendicano il merito della scoperta."

 

Spero che la cosiddetta "medicina olistica" sia giunta al suo terzo stadio e non mi interessa sapere chi vorrà assumersene la paternità: mi basta dare il mio piccolo contributo perché la sua conoscenza possa aumentare.

 

LA DIFFICOLTÀ DI VEDERE

Qualche tempo fa ho assistito ad un'asta di quadri: il banditore ha presentato una bella acquaforte di un autore noto battendo un prezzo molto basso, subito dopo ha messo in asta un piccolo olio rappresentate una marina, di un autore privo di nome e, soprattutto, di talento. Ma il quadro è stato messo all'asta ad un prezzo doppio di quello della bella acquaforte perché, come disse il banditore, aveva una splendida cornice in legno con vetro di protezione.

Ecco, questo è il problema più grande da risolvere: siamo abituati a giudicare dall'apparenza, a dare più importanza al contenente che al contenuto.

Seguendo il ragionamento del banditore sarebbe più logico avere le pareti delle nostre case ornate di belle cornici vuote che non di bei quadri senza cornice.

Quel che vediamo del nostro corpo è l'apparenza, la cornice, quel che dobbiamo vedere è la sostanza, il suo IO, il suo essere nel suo ambiente e nella sua globalità.

Una volta mi capitò di curare la bocca di una bella ragazza, quando se ne fu andata un collega mi chiese "Allora che te ne è sembrato di questa cliente?" Risposi "Mi è sembrata molto triste."

Il collega mi guardò come si guarda un imbecille: non avevo notato lo splendido corpo, l'abbigliamento sexy, l'acconciatura.

Non avrei saputo dire se il suo vestito fosse stato bianco, rosso o blu, se avesse avuto gonna o pantaloni, capelli corti o lunghi.

Sapevo però che era molto triste, che aveva una grossa sofferenza emotiva: per me questa era lei, il resto era la cornice, bella ma inutile.

 

LEGGERE OLTRE LE RIGHE

Penso che sia perciò molto importante riuscire a vedere quel che c'è oltre l'apparenza esteriore, a sentire quel che ci viene detto oltre le parole, a partecipare senza giudicare, senza appiccicare etichette, aperti ad ogni forma di comunicazione e coscienti del fatto che nessuna verità è immutabile e fine a sé stessa.

Cercheremo perciò di trovare le vie più semplici e chiare per poter imparare a vedere nel suo insieme l'uomo, con i suoi problemi, le sue caratteristiche, i suoi schemi funzionali e disfunzionali, il suo passato integrato con il suo presente, le sue emozioni dolorose e le sue gioie che, prima ancora che nascesse, hanno cominciato a formarlo, plasmarlo e condizionarlo.

Oggi è lì, di fronte a te: osservalo.

Chiudi gli occhi: sentilo.

Mettiti davanti allo specchio: sei tu.

Ma può essere tuo figlio, il tuo o la tua partner o un collega di lavoro.

Se sei un medico può essere un tuo paziente: non fare come molti bambini che, di fronte ad un giocattolo nuovo, sentono l’impulso irresistibile di farlo a pezzi per vedere come è fatto.

Non cercare di sezionarlo, di distribuirne i pezzi ai vari specialisti e neanche di vederlo attraverso le tavole anatomiche dei libri di medicina: cerca solo di capirlo.

Se ci riuscirai avrai già fatto molto per aiutarlo: ciò che lui vuole è proprio questo. Se lo capirai, il suo corpo ti dirà tutto ciò che hai bisogno di sapere per aiutarlo.

Devi conoscere il suo linguaggio, che non è fatto di parole se non in misura molto limitata, ma che è costituito da segni, gesti, segnali, asimmetrie, rughe, tensioni, tic.

 

Se sei tu che osservi la tua immagine allo specchio, probabilmente, non sei abituato ad osservarti, a sentirti, a capirti, ad ascoltare quel che il tuo corpo ti dice: i suoi desideri, le sue necessità, le sue astuzie, i suoi drammi.

Probabilmente sei abituato, come tutti noi, a guardarti allo specchio solo per controllare come ti vedranno gli altri.

Ora è il momento di guardarsi dentro.

Scopriremo insieme che il corpo non può esistere senza psiche e che la psiche è quella che per prima sente e cerca di curare o isolare la disfunzione o la patologia, e che perciò l'impegno è sempre psichico e somatico insieme, sia quando l'origine è fisica, sia quando il primum movens è stato un evento psichico (un grande dolore, ad esempio).

Dovunque sia localizzata l'origine della patologia la psiche ne è coinvolta e ne soffre: come lo stress cronico (distress) è fonte di patologia, così la patologia è fonte di stress, il non considerarlo può rendere difficile la risoluzione del problema.

Il corpo umano è un sistema molto complesso, dotato di meccanismi di controllo molto sofisticati, evolutisi nel corso di milioni di anni, partendo dalla prima, più semplice cellula vivente, fino all'odierna struttura dell'Homo Sapiens Sapiens.

Il cervello attuale di cui siamo dotati è costituito da oltre 100 miliardi di neuroni, collegati tra loro da 10 quadrilioni di contatti (sinapsi): dipende dall'uso che ne facciamo e da ciò che gli chiediamo.

Di ogni passaggio evolutivo, infatti, il cervello ha conservato memoria, aggiungendo nuove capacità, nuove potenzialità alle vecchie senza perdere i vecchi schemi, inserendo procedure più complesse e sofisticate accanto a meccanismi più semplici.

Quindi il nostro comportamento, il nostro funzionamento sono basati su una serie di programmi a complessità crescente: i più semplici e veloci per le reazioni immediate (tipo attacco e fuga) poi sempre più complesse e lente, basate su controlli a vari livelli, e sull'apprendimento.

E' proprio la complessità del nostro cervello a richiedere lunghi tempi di maturazione: alla nascita lo sviluppo del sistema nervoso non è assolutamente maturo ed ha bisogno di molti mesi per giungere ad un controllo quasi completo del corpo. Solo intorno ad un anno il bambino riesce a stare in piedi da solo, ma occorrono diversi anni perché il controllo motorio sia efficiente: a 5-6 anni il bambino è capace di imparare a scrivere, ma solo a 13-14 anni "riesce a far tutto".

L'apprendimento ha perciò una importanza fondamentale nell'uomo, a differenza degli altri animali: questi raggiungono molto presto la maturità neuromotoria, l'uomo la raggiunge tardi, perché deve imparare a muoversi, a funzionare, a interagire con l'ambiente, perché ha schemi di comportamento estremamente più complessi, variati e variabili di qualunque altro animale.

Azioni che sembrano semplici e naturali, sono frutto di un lungo processo di apprendimento, di selezione, di affinamento dei programmi.

Immagina di essere a tavola: stai tranquillamente mangiando con coltello e forchetta, i tuoi gesti sono veloci e precisi.

Ora ti accorgi che io ti sto osservando e ti senti a disagio: i tuoi movimenti diventano impacciati, lenti, irregolari.

Attento! ti sei macchiato la camicia.

Questo solo perché il cervello si è distratto ed ha perso il filo della lettura del programma di esecuzione. Aveva tanti programmi, creati provando e riprovando, fin da quando eri bambino, e non ne aveva buttato via nessuno: ora non sa più in quale programma stava lavorando e ne ha preso uno qualunque, reinventando qualche passaggio mancante.

Aveva impiegato anni ad eliminare gesti inutili e movimenti dannosi, ha perso tutto in un attimo: in un solo istante sei tornato il bambino che impara a tagliarsi la carne da solo.

I tuoi gesti sono tornati ad essere più ampi del necessario, i movimenti ridondanti ed imprecisi, la forza muscolare non è ben calibrata ....

La stessa cosa accade quando qualcosa disturba i programmi funzionali generali, quelli posturali, per esempio, che ci permettono di stare in posizione eretta, e addirittura quelli che regolano i processi digestivi, i cicli ormonali ed ogni altra attività della nostra vita biologica e di relazione.

Se l'ultimo programma disponibile non è leggibile o è troppo disturbato il cervello va a leggerne uno al di sotto, se non c'è si blocca.

Nel nostro esame ci fermeremo a ciò che possiamo vedere nella realtà di ogni giorno, e che possiamo dimostrare con semplicità e sicurezza, evitando tutti gli esami specialistici e che richiedono attrezzature particolari, cercherò un ciò di essere più rigoroso possibile, ma userò un po’ di fantasia per visualizzare certi passaggi evolutivi e per rendere meno tediosa una trattazione che rischierebbe di essere estremamente pesante.

Il mio scopo non è di esaurire l'argomento, anzi al contrario di stimolare una ricerca più approfondita su basi nuove, per cui tutte le informazioni riportate sono state schematizzate per avere chiarezza di concetti, anche se tale semplificazione può, in senso strettamente scientifico, risultare al limite dell'errore. Ciò è valido soprattutto, ma non solo, per quanto concerne il Sistema Nervoso Centrale, le sue funzioni, le sue aggregazioni e la sua struttura, ma un maggiore approfondimento avrebbe ingenerato confusione e ci avrebbe allontanato dai fini della trattazione.

 

 


By Centro Informatica