Home Corsi Contatti
I nostri argomenti  
 
Il tuo nome
La tua Email
 



Postura Naturale
Noi siamo Uno
Odontoiatria Naturale
Medicina Naturale
Intolleranze alimentari
Kinesiologia Applicata
Omeopatia
Immuno Omeopatia
Medicina Funzionale
Crescita personale
Medicine manipolative
Radiestesia
Il salotto delle chiacchiere
Chi sono
Disclaimer
Vivere è essere qui ed ora e con i piedi per terra
 
 
 

“Prometto di fare del mio meglio”

(Giuramento del legionario romano)

Vivere qui ed ora, in una vita guidata dalla scelta migliore in quel preciso momento.

Una vita senza scelte condizionate da aspettative più o meno irrazionali, senza scelte epocali forse, ma senza possibilità di grossi errori. Come guidare per una strada che non conosciamo godendosi il panorama e scoprendo giorno dopo giorno dove porta, anziché guidare al limite delle proprie possibilità su un circuito, per arrivare prima possibile, ed accorgersi alla fine che l’arrivo era alla partenza.

Vivere seguendo la corrente, seguendo gli insegnamenti del Judo: quando l’avversario ti attacca non ti opporre, seguilo e favorisci il suo movimento fino a sbilanciarlo. Non creare un conflitto, lascia che il suo stesso impeto lo faccia cadere.

I nostri avversari sono mille ogni giorno, in famiglia, al lavoro, con gli amici e quando siamo da soli. Questi ultimi sono i peggiori: sono i condizionamenti, i giudizi, le consuetudini, i desideri collettivi, i desideri indotti, i timori, le paure. Accettiamoci come siamo ed accettiamo gli altri come sono. Possiamo cercare di migliorare noi stessi, se non ci piace qualche nostro aspetto, ma per soddisfare noi stessi, non per soddisfare gli altri.

Quanto agli altri, possiamo solo accettarli così come sono, senza cercare di cambiarli se loro sono soddisfatti di se stessi. Se non lo sono è un loro compito cambiare. Se non ci piacciono come compagni di viaggio cambiamo scompartimento. Il mondo è grande.

L’importante è non commettere l’errore di sbagliare il punto di riferimento: IO sono Io, gli altri sono gli altri, i miei desideri sono questi e quelli sono i desideri che io attribuisco agli altri. Questi ultimi, i desideri che io attribuisco agli altri e le aspettative, reali o presunte degli altri nei miei confronti, sono i miei nemici. Se non me ne dimentico e li gestisco senza conflitti, assieme ai mille avversari di ogni giorno che abbiamo detto prima, potranno diventare anche miei collaboratori aiutandomi a crescere. Potranno essere miei, ma non diventeranno mai “me”.

Se rinunciamo a cercare alibi che nascondano il fatto che siamo liberi e quindi ragionevolmente responsabili dei nostri atti, se ci prendiamo la libertà che ci spetta (e le sue conseguenze) e se siamo disposti a stabilire se quel che facciamo è esattamente quel che vogliamo, se accettiamo il fatto che un po’ di egoismo ci serve (“ama il prossimo tuo come te stesso”, non di più) e che ogni tanto un calcio nei denti qualcuno se lo merita, e che dobbiamo darglielo, con dolcezza e con amore, se accettiamo tutto questo, forse, l’essere nati non sarà stato così traumatico e l’esser vivi così squallido. Ma come fare a far diventare tutto ciò terapia?

Senectus ipsa morbum

(Cicerone)

E ancora, come fare ad accettare il concetto che invecchiamento, malattia e morte sono inscindibili da quello di nascita e di vita? Che non si può vivere senza di loro, che una vita senza malattie, senza traumi, senza gli acciacchi della vecchiaia possiamo trovarla solo nelle fiabe, quelle che finiscono con "… e vissero per sempre felici e contenti!"

Eppure questa concezione di una normalità nel benessere assoluto è presente solo nella cultura occidentale, in cui ogni sofferenza, fisica o morale sono viste come una punizione o come una ingiustizia da sanare, ed il medico ha il "dovere di guarire la malattia".

Siamo davvero sicuri che sia, o sarà, possibile guarire ogni malattia?

Che sia necessario farlo? Che sia bene farlo?

Spesso molte malattie sono il segnale che è presente un disagio psicologico, esistenziale o spirituale. Curare la malattia senza risolvere il problema di fondo non è utile al paziente: per lui è necessario comprendere e cambiare.

Certo è necessario tamponare e curare gli effetti pericolosi della malattia (un'ulcera gastrica, una cardiopatia ischemica …), ma andando a fondo al problema, senza limitarsi agli interventi di urgenza o alle terapie sintomatiche.

La malattia e la sofferenza sono la "scuola" con cui la vita ci insegna a crescere, sono le bacchettate sulle mani che il nostro Io interiore ci propina quando il nostro modo di essere è innaturale, quando la cultura calpesta i nostri diritti di esseri liberi e coscienti, e quando ci lasciamo condizionare dalla paura, qualunque paura. Non si può essere "liberi dalla malattia", si può essere liberi e basta.

“Addio, amico lettore, cerca di non passare la vita nell’odio e nella paura.”

(Stendhal: Lucien Leuwen)

 


By Centro Informatica