Se una volta era buon medico chi aveva una buona preparazione, un buon fiuto clinico ed una grossa esperienza, oggi la massa di informazioni nuove disponibili impedisce di fatto di continuare ad avere una buona preparazione senza un aggiornamento continuo, e questo può esser fatto solo attingendo alle stesse fonti su cui si basa l'EBM.
E l'esperienza da sola non basta più, perché vengono continuamente immessi sul mercato nuovi farmaci e tolti vecchi farmaci, vengono cambiati i parametri di valutazione degli esami di laboratorio, compaiono nuove metodologie diagnostiche e terapeutiche ...
In pratica, secondo alcune stime, in 5 anni il 50% delle conoscenze di un medico è obsoleta.
Il che non accade per nessun'altra professione ed è certamente demoralizzante.
Se una volta l'opinione del luminare era garanzia di trattamento corretto, oggi, con i trials clinici randomizzati l'opinione personale, di chiunque, resta un'opinione, quindi da verificare.
La rigorosa metodologia di ricerca di molti trials ha confermato l'utilità di molti farmaci e cancellato dall'uso molti altri che fino ad allora erano considerati efficaci.
Ovviamente una ricerca può dire che, con certezza, quel farmaco è efficace, ad esempio in 60 pazienti su cento. Ma tu non sai a priori se il tuo paziente fa parte dei 60 o dei 40.
Sai solo che è sicuramente esposto al 100% degli effetti collaterali di quel farmaco.
Quindi la contraddizione tra "medicina di popolazione" e "medicina del singolo" mette in risalto la necessità di una preparazione clinica del medico: è qui che si esplica la libera scelta, libera, ma fatta su solide basi di conoscenza, sul massimo disponibile in quel momento.
E non è poco.
Anche perché, purtroppo, le zone grigie diagnostiche e terapeutiche, sono estremamente vaste e la pur convulsa ricerca attuale non permette di sperare, in tempi brevi, in una chiarificazione del quadro.
Quindi con EBM e senza EBM il medico può esercitare una buona medicina, ma con l'EBM fatica meno.
L'EBM non è certo una garanzia di buona medicina, perché, se applicata in modo irriflessivo e sensa sensibilità clinica, può condurre ad una cattiva pratica medica.
L'EBM impone anche una compartecipazione del paziente alle scelte terapeutiche, quindi il rapporto medico - paziente deve maturare: ciò farà indubbiamente cadere l'alone magico - sacrale che talvolta il medico conserva, ma rende il paziente co-protagonista della propria guarigione.
E' una pratica già da molto tempo in uso tra i medici impegnati nelle cosiddette Medicine Olistiche ed è basata sul dialogo e sulla informazione bidirezionale medico paziente.
Forse è proprio questa necessità, percepita più o meno consciamente dal paziente, a spingere molte persone verso forme alternative di medicina, più consapevoli, più umane, più partecipi della situazione personale e sociale del singolo.