In Kinesiologia Applicata non esiste la cura per la malattia: ogni paziente è un individuo diverso da ogni altro, per cui la cura riguarderà lui, non "la malattia".
Non solo, ma quel paziente oggi è diverso da quello stesso paziente ieri o domani e ci darà ogni volta risposte diverse: la Kinesiologia Applicata è la medicina del qui ed ora.
Secondo la teoria della relatività di Einstein lo sperimentatore fa parte integrante dell'esperimento: in Kinesiologia Applicata questa affermazione è la norma.
Per il terapeuta che si accinge ad applicarsi a questa metodica occorre tanta pazienza ed una profonda conoscenza di se stesso, oltre che della tecnica e del paziente, in quanto con il suo comportamento e con il suo modo di pensare, può influenzare le risposte neuromuscolari del paziente, ricevendone dati del tutto inattendibili.
In questa tecnica l'imperativo è controllare, controllare, controllare sempre.
Un costante aggiornamento ed una continua revisione delle tecniche e delle metodiche sono indispensabili per poter crescere: ma per far ciò occorre riconoscere i propri limiti e cercare di spostarli sempre più avanti. Anche perché non si può riconoscere quel che non si conosce.
Quindi non si può fare una diagnosi se non si conosce una patologia.
Anzi, dirò di più: non si vede il problema se non si sa che quel problema può esistere.
Quindi non è semplicemente una mancata formulazione di diagnosi: è una completa cecità di fronte a ciò che non ci si aspetta.
In tal caso possiamo vedere solo uno squilibrio energetico in un distretto corporeo o in un organo, o un ipotono in una catena muscolare senza sapere perchè ci sia e come correggerlo.