Immagina un bimbo che gioca su un prato, da solo, lontano dallo sguardo dei "grandi": è il simbolo della spontaneità e del potere. E' il padrone del mondo, capace di tutto.
La sua postura è eretta ed il suo sguardo interessato e curioso. Assorto nel suo gioco lascia che il mondo gli scorra a fianco.
Immagina ora che quel meraviglioso piccolo principe catturi una preda e, tenendola attentamente su un filo d'erba perché non gli cammini sulle dita, corra felice a mostrarla al "RE", il papà seduto a leggere il giornale.
L'encomio solenne che riceve potrebbe essere: "Quanto sei stupido, è solo una coccinella! Sei un fifone."
E subito dopo arriva quello della "REGINA": "Guarda che cosa hai combinato! hai macchiato d'erba tutto il vestitino. Sei proprio cattivo, non vuoi bene alla tua mamma che lavora tanto per farti bello!".
Il piccolo principe è già relegato nella gabbia degli scimpanzè con le spalle un po' più curve e lo sguardo meno brillante.
Da quel momento il piccolo principe è più stupido, più fifone, più cattivo e più solo.
Ogni volta che subirà una critica sarà peggiore, rispecchierà più fedelmente quel che ritiene che gli altri pensino di lui, fino a divenire "Pierino".
Oppure si darà da fare per costruirsi una maschera capace di nascondere i suoi "difetti" e conservare così il diritto al trono: sarà bellissimo vederlo seduto su una seggiolina, perfettamente pulito ed in ordine nel suo vestitino stirato di fresco, mentre gli altri bambini giocano nell'erba rotolandosi incuranti di tutto.
Non ha altre scelte: in un modo o nell'altro si adatta al mondo che lo circonda.
Ha deciso già quando aveva 6 o 7 anni e si è reso conto:
della sua identità e della sua individualità
della sua dipendenza dagli altri.
Si è, in pratica, reso conto che, se voleva sopravvivere, doveva rinunciare al proprio IO, almeno in parte, ed adattarsi al branco.
Si è consumato il primo e più grande tradimento: Caino uccide Abele per un piatto di fagioli.
Da quel momento non sarà più lui: sarà una maschera, quella che riterrà più adatta per difendersi e conquistare il suo posto.
Da quel momento un cucciolo di uomo diviene una "PERSONA".
Noi siamo tutti persone.
Persona è un termine molto preciso ed appropriato per definire quel che siamo: è una parola latina che vuol dire proprio maschera, quella che gli attori portavano sul viso per far capire chi volevano rappresentare, quale era il loro PERSONAGGIO.
Noi, in realtà non siamo quel che sembriamo e neppure quel che riteniamo di essere: abbiamo sepolto la nostra vera essenza sotto montagne di compromessi, cumuli di paure, ammassi di rabbia, quantità industriali di sciocchezze imposte come verità indiscusse, e poi giudizi gratuiti e critiche infondate, svalutazioni e coercizioni.
Qualcuno ha calcolato che ciascuno di noi, prima di arrivare alla maturità, ha ricevuto, in media, circa 18.000 critiche da genitori, parenti, insegnanti, amici etc.
Non male, neanche per un traditore.
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IL GIUDICE INTERIORE