IL TERRITORIO
Come ricorda un noto proverbio:
Casa mia, casa mia
per piccina che tu sia,
tu mi sembri una badia.
Ognuno di noi ha bisogno, come qualunque animale, di un "suo territorio", senza il quale non è possibile la sopravvivenza.
Per gli animali questo territorio è un qualcosa di fisico e misurabile in metri quadrati, come per noi umani è misurabile la superficie della nostra casa.
Siamo talmente attaccati alla nostra casa che è "traumatico" anche lasciarla per andare in una più bella e grande.
Qualcuno ha detto che la cosa più bella di un bel viaggio è il ritorno a casa.
Ma questa è una lettura superficiale del problema. C'è un altro territorio, quello psicologico, che abbiamo creato da piccoli piantando intorno a noi tanti paletti "non posso", "non ci riesco", "non è per me" ...
Uscire da questi paletti, invisibili ed invalicabili, è difficilissimo.
Possiamo intuire che c'è un paletto di confine ogni volta che, di fronte ad una opportunità, ci blocchiamo, proviamo ansia o paura, rinunciamo. Certo lo facciamo trovando mille scuse valide, ma ci blocchiamo.
Siamo talmente "affezionati" al nostro territorio che ogni cambiamento ci spaventa: il nostro ambiente ci è noto, è quella che gli psicologi chiamano "ZONA DI COMFORT", che non è necessariamente confortevole o comoda, può essere anche dolorosa e stressante, ma ci è nota. L'esterno ci è ignoto e ci fa paura.
Molte persone preferiscono continuare a vivere una vita squallida, relazioni infelici, lavori insoddisfacenti, pur di non uscire dall'ambiente che conoscono.
Molte tecniche di crescita personale, basate su modelli tratti dalla Programmazione Neuro Linguistica, dalle Costellazioni familiari, etc tendono proprio a insegnare a ciscuno come trovare e rimuovere questi paletti, espandendo i confini della propria zona di comfort.