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Nei denti sono concentrati tutti i segreti dell'universo

Rudolph Steiner


Ho l'impressione di aver ripreso il capitolo sulla bocca dal libro "La saggezza del corpo", per riprendere il discorso dove lo avevo lasciato.

Quella che vedremo ora non è una tecnica riflessologica o psico-diagnostica: è una chiave di lettura dell'unità mente-corpo.

In uno dei suoi corsi Michel Montaud ci disse una frase che mi ha fatto vedere in modo totalmente diverso l'approccio alla bocca che fino ad allora era stato odontoiatrico-posturologico:

Quando non sapete dove andare, andate a vedere nella bocca

Ed in quel momento mi si è spalancata davanti una porta assolutamente imprevista, non ostante che i miei primi lavori sull'argomento datassero a oltre 15 anni fa, ma erano scritti da un dentista che si divertiva a giocare con una lettura scherzosa del rapporto bocca - psiche.

Niente più che un "divertissement" per addetti ai lavori, senza pretese di ingresso nell'attività quotidiana di diagnosi e terapia.

Con questo approccio le cose sono profondamente cambiate e spesso basta l'esame di una panoramica dentale per darci un quadro iniziale di una persona, con i suoi punti di forza ed i suoi punti deboli, con il suo vissuto, con i traumi della sua giovinezza e gli stress attuali.

Altre informazioni, più precise e, soprattutto, più approfondite, verranno dall'esame dei modelli in gesso della bocca, dall'esame diretto del soggetto, e dal colloquio con lui, partendo dalla bocca per arrivare al suo cuore, alla sua essenza.

Non per curiosità o per "violare la sua privacy", ma per instaurare un rapporto costruttivo di collaborazione e di crescita, per lui/lei e per me.

Un rapporto essenziale per permettergli di iniziare, finalmente, a prendersi cura di se stesso, a valorizzarsi, a lasciarsi indietro i pesi, talvolta sconvolgenti, del passato.

E la maggior parte di noi sono, anzi siamo, ancorati al passato, bloccati nella nostra crescita da schemi e credenze acquisiti nell'infanzia e nella gioventù e mai abbandonati, anche se razionalmente dimenticati.

Ma la bocca parla, è lì pronta a raccontarci storie degne del "Libro cuore", ... le nostre storie.

Tutte scolpite in quella mirabile opera della natura che noi, semplicemente, chiamiamo BOCCA, ma che è il diario della nostra vita.

Un diario un po' particolare, però: non si accontenta di registrare accuratamente, ma pretende di ricordare, ogni giorno, ogni notte, tensioni, dolori, ferite, subìti anni addietro.

Ogni giorno, quando, come si suol dire, cerchiamo di "stringere i denti" per affrontare la vita e le sue sfide, ci ricorda che "siamo troppo piccoli", "che non ce la possiamo fare", "che non è cosa per noi", ... e ce lo ricorda con le voci delle persone che più abbiamo amato, temuto, odiato da bambini e da giovani.

Ogni notte, quando dovremmo ristorare nel sonno il corpo e la mente, la bocca si scatena serrando o digrignando i denti, ricordando rabbie passate e mai sopite, incubi infantili, paure notturne di quando la notte buia, lontano dal calore della mamma e del papà, era piena di minacce ignote.

Ogni giorno qualche modello in gesso mi aiuta a far tornare qualche persona nel passato per comprendere il suo presente e permettergli di liberarlo.

E quel colloquio aiuta me a comprendere nuovi aspetti di me che non avevo visto prima, perché ogni persona che ho di fronte è uno specchio che riflette la mia immagine: io sono lì per aiutare loro, loro sono lì per aiutare me.

Quando questo mi è chiaro, allora, e solo allora, possiamo fare insieme un pezzo di strada: perché ciò che resta impresso al paziente non è ciò che gli diciamo, ma ciò che viviamo nel profondo.

Quando comprendo che alcuni aspetti del suo vissuto combaciano con i miei e ne sento l'emozione, il peso, il dolore, la rabbia, allora nasce l'empatia, la fiducia reciproca.

Se io "sento" che la persona che ho davanti "ce la farà", anche lui lo sentirà e saprà che ce la farà, anche se nel suo subconscio è scritto centomila volte "non ce la puoi fare".

Ce la farà ad esser libero, e non schiavo di schemi, pregiudizi e convenzioni.

Ce la farà ad essere se stesso, e non quel che altri avrebbero voluto.

Ce la farà a far rivivere i suoi sogni e a realizzarli, quei sogni che da bambino erano l'essenza della vita e da giovane gli davano tanta forza e tanto entusiasmo e che, col tempo e con la paziente ed inesorabile opera dei genitori, degli insegnanti, dei preti, dei nonni e di chiunque avesse un po' di potere, sono svaniti inspiegabilmente.

Quei sogni che l'incessante pressione dei mass media ha cancellato definitivamente per sostituirli con modelli preformati, finalizzati a controllare e guidare le scelte, le vite, gli acquisti ed i pensieri delle persone.

Se chiedi ad una persona quale è il suo sogno, nove volte su dieci non sa rispondere, al massimo dice che "non vorrebbe che quella cosa fosse così" oppure si perde in sogni che non la riguardano direttamente: che non ci siano più guerre, che finisca la fame nel mondo ... come se non avesse diritto a sogni personali.

Se lo chiedi ad un ragazzo puoi sentirti risponde che il suo sogno è l'Ipod di ultima generazione, i jeans firmati o il motorino Xyz: il suo sogno è avere per poter essere.

Ma è un sogno o un'illusione?

Quale è il tuo sogno?

 

Questo che hai letto è un capitolo introduttivo di un mio nuovo lavoro, di cui metterò in rete alcuni brani. Potrà essere un libro, come il precedente, un eBook o un percorso interattivo.

Tu cosa preferiresti?

Mandami la tua opinione e le tue preferenze scrivendomi a: posturanaturale at gmail.com

Torna a leggermi per tenerti aggiornato.


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