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Del Barone: Medicine non convenzionali ... ritornano sconosciute? |
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di Giuseppe del Barone
Sembra un’eternità ed invece sono passati solo sei anni da quel 2002 quando a Terni, con una operazione che a molti sembrò acrobatica, durante un consiglio nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, come Presidente della FNOMCeO, carica allora ricoperta, feci passare a stragrande maggioranza il fatto che chi praticava la strada delle Medicine non Convenzionali compiva un Atto Medico. Ovviamente purché il praticante fosse medico e non altro. La strada sembrava spianata. Si parlò di agopuntura, di omeopatia, di fitoterapia e medicina cinese ed altre, conosciute anche in Europa; i congressi non si contarono, si parlò ad abundantiam con toni che furono eretici e laudativi di quelle cure, dei risultati di quei pazienti che in Italia, in Europa e nel mondo le praticavano, con ampie discussioni sulla scientificità di quanto si otteneva praticando le ricordate terapie. Io passai tra la crocifissione richiesta da alcuni detrattori cronicizzati sul “no” a tutti i costi sulla pratica dell’omeopatia ed altro, anche perché fu facile per alcuni big nostrani trovar ospitalità negativa sulla stampa, dato che i proponenti avevano nomi illustri da Veronesi a Remuzzi, a Garattini, a Piero Angela e a tanti altri che in una buona fede, onestamente discutibile, sembravano quei crociati cari a Torquato Tasso nella sua Gerusalemme Liberata. Si discusse l’argomento anche negli ECM, il ministro Sirchia andò in Giappone per studiare da vicino l’argomento e, forse, cercare commercio, in interpellanze parlamentari si chiese che il SSN aprisse le sue braccia ai medicinali omeopatici. Io mi tenni le critiche immotivate e cattive, non ipertrofizzai le lodi, considerai con me stesso che scientificità o meno, i risultati con quelle terapie si ottenevano; nel consiglio superiore sanitario, fui l’unico ( e non me ne pento) a difenderle e dissi a me stesso che forse era meglio dare tempo al tempo. Nessuna conclusione fu più fallace di quest’ultima . Da quando, anno di grazia 2006, ho lasciato dopo cinque pesantissimi anni, la FNOMCeO, il buio più pesto sembra essere calato su quel problema che a Terni era sembrato, perché lo era, di primaria importanza. La Turco ha addormentato ogni tipo di discussione sull’argomento, il nuovo presidente della FNOMCeO Bianco è andato a ruota, di queste medicine non si può trattare nell’ECM, il silenzio più ampio incombe su esse con scriteriate dichiarazioni dei soliti noti atte a denigrare uomini e cose, quasi a voler cercare sull’argomento un convincimento negativo sulla sicuramente voluta dimenticanza che il reprobo di Terni, cioè chi scrive , era ed è decisamente medico allopatico con occhi non chiusi sull’eventuale progresso dell’arte medica. Per cui, allo stato, tutto tace. Si sperimentano vecchi farmaci con nuove tecnologie e a Milano al Niguarda ed in altri ospedali Italiani si spendono miliardi per la cura del dolore cronico, si dimentica scientemente che una ditta di avanguardia in campo omeopatico assume centinaia di persone in barba alla disoccupazione, si dimentica che il nostro paese è ai primi posti nelle spese per maghi e ciarlatani ed il mio amore per la lirica mi fa ricordare una frase detta ad Otello dal diabolico verdiano Iago, frase che starebbe bene in bocca ad un sanitario che pratica agopuntura o omeopatia : “meglio varrebbe che fossi un ciurmador” Ho avuto sempre l’idea che le varie associazioni che trattano le citate medicine, associazioni spesso in lotta o concorrenza tra di loro, ricordando quei capponi cari al manzoniano Renzo, farebbero bene ad associarsi ad un sindacato medico per fare in modo che in incontri al ministero, nel momento in cui si firmano contratti e convenzioni, quando, in breve, si parla di medicina, possa idoneamente essere ascoltata una voce forse asfittica nel presente ma che sarà sicuramente forte nel futuro.
28/09/2008
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