Qualcuno ha paragonato il bimbo appena nato ad una tabula rasa: un lavagna pulita.

Preferisco paragonarlo ad una spunga che si imbeve di tutto ciò che sente e vede.

Parlando del giudice interiore abbiamo visto come questo rappresenti, essenzialmente, le figure genitoriali. Non avendo possibilità di giudizio critico il bambini accetta ciò che sente dire o che vede fare ai suoi genitori con vero e giusto. Se qualcosa si ripete con costanza, una affermazione, un comportamento, un giudizio, questi diventano verità assolute, che in psicologia, sono definite CREDENZE.

Una credenza è qualcosa che per me è vero ed indiscutibile. Pensa a ciò che dicevano gli antichi per giustificare certe "verità indimostrabili": "Ipse dixit", l'ha detto lui, il Maestro, il grande saggio dell'antichità, il Libro sacro ... e non c'era più bisogno di altre spiegazioni.

E' ovvio che una credenza non è in realtà una verità, ma è ciò che una persona crede vero in base alle sue esperienze personali: un'altra persona può creder vero l'esatto opposto.

Chi ha avuto esperienze matrimoniali infelici avrà la credenza che tutti i matrimoni siano destinati al fallimento, chi ha un matrimonio felice penserà l'esatto opposto.

Alcune credenza si modificano con l'età e l'esperienza: tutti abbiamo creduto a Babbo Natale e ora non ci crediamo più.

Alcune credenze sono invece molto più dure a morire perché riguardano aspetti subconsci della nostra esistenza: non abbiamo occasione di confutarle dato che non ci accorgiamo di averle. Sono proprio queste che condizionano le nostre scelte ed il nostro comportamento.

Alcune credenze hanno infatti un "valore assoluto": qualunque cosa pensi, o decida o creda di fare, la nostra mente cosciente, loro ci portano nella loro direzione. Sono i cosiddetti VALORI.