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Il super ego |
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Vivere sotto stretta osservazione giorno e notte è veramente intollerabile: il Giudice interiore è molto simile a quel Dio che insegnano al catechismo, che passa il tempo ad osservarti pronto a punire ogni tuo errore, anche solo pensato. Il Super-Io, indagato da Freud agli inizi del '900, è una specie di ammortizzatore che ci consente di vivere una vita relativamente serena, anche con i genitori alle calcagna, cioè con i continui controlli del Giudice Interiore. Ma in che modo questo Super Io ci fa tollerare la presenza del giudice interiore? Semplicemente facendoci pensare di essere io il giudice interiore, facendoci credere che sia una parte di me, che la sua voce sia un mio pensiero. Costruisce un fantoccio, una maschera, che comprende parti di me vero, il mio Io, e parti non mie, costituite da tutti gli schemi di mamma e papà, da tutte le credenze che mi sono state fornite dalla famiglia e dalla società, da tutte le paure apprese dal concepimento in poi. Quando prendiamo una decisione il Giudice interiore viene interpellato per primo: se la decisione è sgradita, o porta conseguenze sgradite, l'Io si risente, altrimenti non si accorge nemmeno di non essere stato interpellato. Così la nostra vita scorre, inesorabilmente, "io - mamma e papà". Quando l'Io si impunta e vuole raggiungere i suoi obiettivi e cozza contro il Giudice interiore, si instaura un dialogo tra sordi. Il Giudice interiore è una voce registrata: non prende decisione, non ragiona, non si adatta, ripete a pappagallo quel che ha sentito. E' come parlare ad un registratore, ma noi pensiamo che sia un dialogo interno, cioè che io stia seguendo un ragionamento logico con due possibili soluzioni. Purtroppo non è così: il mio Io ragiona, il Giudice fa girare il nastro registrato, non c'è modo di convincerlo a cambiare opinione, per il semplice fatto che non ha opinioni, è una opinione. Per di più una opinione non nostra. Quando c'è un conflitto possiamo solo smettere di ascoltare il giudice interiore, considerarlo un rumore di fondo, rendersi conto che non è reale e che, soprattutto, non è intelligente, è automatico ed immodificabile. Disinteressandosi di lui, smettendo di ascoltarlo, si impara decidere con la propria testa, liberando anche il Super-Io da un fardello ingombrante. Questo è l'unico mezzo per vivere la propria vita, godendosene in prima persona le gioie e le difficoltà, con piena capacità di decidere dove andare e con chi. Quindi seguendo le indicazioni del nostro vero Sé, la parte sacra di noi, il nostro Dio interiore, quello che sa quel che vogliamo, che conosce i nostri desideri e la meta della nostra vita.
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