PERCHE’ I PROBLEMI … CI FANNO PAURA?
di Massimiliano Zarrilli
Se il nostro solo strumento è un martello,
ogni problema assomiglierà ad un chiodo da battere “
Bill Gates
Un giorno, il Grande Maestro radunò tutti gli allievi per eleggere il suo successore.
“Vi sottopongo un problema” disse il Maestro. “Chi lo risolverà sarà il mio braccio destro”.
Detto questo, sistemò un tavolino al centro della sala e sul tavolino pose un preziosissimo vaso di porcellana decorata da finissime rose d’oro.
“Questo è il problema. Risolvetelo”.
I discepoli contemplarono perplessi il “problema”. Era un vaso di porcellana inimitabile: ne ammiravano i disegni rari, la freschezza e l’eleganza delle rose.
“Che cosa rappresentava?” si chiedevano.
Il tempo passava e nessuno osava fare nulla, salvo contemplare il “problema”.
Ad un certo punto, uno dei discepoli si alzò, guardò il Maestro e i compagni, poi si incamminò risolutamente verso il vaso e lo scaraventò a terra, mandandolo in frantumi.
“Finalmente qualcuno lo ha fatto!” esclamò il Grande Maestro. “Cominciavo a dubitare della formazione che vi avevo dato in tutti questi anni!”.
Poi si rivolse al giovane: “Sarai tu il mio assistente”.
Mentre il giovane tornava al suo posto, il Maestro spiegò: “Io sono stato chiaro. Vi ho detto che questo era un “problema”. Non importa quanto possa essere bello e affascinante, un problema deve essere eliminato”.
Perché abbiamo paura di affrontare un problema?
I problemi devono essere affrontati e risolti con una certa determinazione. Nella storia abbiamo visto che per risolvere il quesito il discepolo ha mandato in frantumi il vaso, ossia il problema, sotto gli occhi increduli dei suoi compagni cui l’unica preoccupazione era scoprire cosa simboleggiasse quel vaso.
I problemi, quando ci toccano, ci allontanano dalla verità. Sembra che i problemi siano insanabili. Tanti sostengono: “Che problema è se è facile da rimuovere?”. Altri arricchiscono il dissenso ribadendo: “Un problema costituisce un quesito impenetrabile e non una soluzione rapida”. La vita è difficile. Se così non fosse, però, non ci sarebbero soddisfazioni. Già duemilacinquecento anni fa Budda scrisse: “La vita è sofferenza”. E’ sempre stata così e sempre lo sarà, ma una volta compreso e accettato il problema, la vita stessa appare diversa, più efficiente. Invece di lamentarci dei nostri problemi, possiamo cercare dei rimedi per risolverli. "Quando il presente delude" scrive Carlo Ghidelli ne - Parole come frecce -, "l’uomo si rifugia nel passato e in esso spera di trovare una soluzione ai suoi problemi… La novità vera non la trovi fuori di te; non sta sopra né sotto di te; non si trova nello ieri né nel domani; non ti sta davanti né di dietro. La novità vera, quella che illumina il nostro cammino, quella che nutre la nostra speranza, non sta nelle molteplici e variegate cose da guardare e neppure nelle innumerevoli e contrastanti notizie da udire. Essa è nel cuore e solo un occhio penetrante la sa intravedere, solo un orecchio sensibilissimo la sa percepire. Occorre cercarla dentro, nell’io profondo".
Ecco, allora, un altro racconto.
La strategia dell’asino
C’erano una volta un uomo anziano e un vecchio asino.
Un giorno, l’asino cadde in un pozzo ormai esaurito, ma profondo. Il povero animale ragliò tutto il giorno e l’uomo cerco di pensare a come tirarlo fuori dal pozzo. Alla fine, però, pensò che l’asino era molto vecchio e debole, senza contare che da tempo aveva deciso di riempire di terra il pozzo che era ormai prosciugato.
Decise di seppellire là il vecchio asino. Chiese a diversi vicini di aiutarlo; tutti presero una pala e cominciarono a gettare terra nel pozzo. L’asino si mise a ragliare con tutta la forza che aveva.
Dopo un po’, però, tra lo stupore generale, dal pozzo non venne più alcun suono.
Il padrone dell’asino guardò nel pozzo, credendo che l’asino fosse morto, ma vide uno spettacolo incredibile: tutte le volte in cui veniva gettata una palata di terra nel pozzo, l’asino la schiacciava con gli zoccoli. Il suo padrone e i vicini continuarono a gettare terra nel pozzo, e l’asino continuò a schiacciarla, formando un mucchio sempre più alto, finché riuscì a saltare fuori.
Il problema è la soluzione
Certe volte la vita umana assomiglia a una scatola magica: riserva sempre sorprese, solo in parte gradite. La differenza tra chi ha successo e chi resta indietro nella vita è il modo in cui gli uni e gli altri affrontano i problemi. Abbiamo detto: “il problema è la soluzione”. I problemi ci offrono l’opportunità di compiere un passo avanti. Se sappiamo rivaleggiare ci concederanno piaceri e opportunità; se ci opponiamo in modo sbagliato, ci contraccambieranno con sconfitte e rovine. Le nostre convinzioni possono pertanto condurci alle conclusioni sbagliate. I falliti cercano di aggirare l’ostacolo. Le persone di successo, invece, li affrontano con determinazione, anche se ciò comporta un affanno. E’ questo il segreto della vita: individuare chiarimenti atti a dare un senso alle cose. Qualcuno ha dichiarato: “Alle volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato”. Mentre Og Mandino, l’autore del best seller - Il più grande venditore del mondo - commentò: “Le uniche persone che non falliscono mai, sono quelle che non provano mai”.
Accettate i problemi come se fossero oro colato
I problemi giudicano positivamente chi tenta di dare un senso alla vita. Ho appreso dai problemi tanto più che dalle cose da nulla. Quando elenco le situazioni critiche della mia vita, la gente mi guarda sorpresa e dice: “Come hai fatto?”. “Sono un ragazzo fortunato” rispondo sempre, associando il tutto con un sorriso. Non sempre le cose vanno come vorremmo. Forse, però, certe volte pretendiamo un po’ troppo dalla vita. Che dite?
Temo che questa smania di avere tutto e subito senza soffrire nulla ci faccia male abbastanza!
Se fosse per noi, la vita sarebbe più facile, più giusta e più soddisfacente. Non dovremmo soffrire, non dovremmo impegnarci per avere successo e non dovremmo morire mai. Poiché la realtà, invece, è diversa ci lasciamo invadere dallo stress, dalla rabbia, dalla delusione, dalla gelosia, giungendo all’esaurimento e alla depressione.
Il successo, la notorietà, la vita facile, ci rendono alieni della vita, del nostro mondo. Ci annientano il desiderio, ci attorcigliano l’ottimismo e l’entusiasmo quando facciamo i conti con la realtà.
Nei Vangeli si legge: “Devi vivere pensando positivo se vuoi rasserenarti. Guardati intorno e osserva il mondo, la natura. Loro non si agitano, non si stressano, eppure ci vivono accanto… Guardate gli uccelli che vivono in libertà: essi non seminano, ma raccolgono e non mettono il raccolto nei granai eppure il Padre vostro che è in cielo li nutre! Ebbene, voi non valete forse più di loro?” (Matteo 6,26)
Accettate i problemi, perché da essi imparerete molte più cose
A tutti piacerebbe vivere senza conflitti, lontano da ogni tipo di avversità, ma cosa si impara da una vita monotona?
Per ogni problema sono riuscito ad escogitare una soluzione. A volte gradite, altre volte sgradite, in parte gratificanti e in parte no. Ho imparato a sorridere; ho imparato ad amare; ho imparato ad ascoltare; ho imparato ad essere felice; ho saputo gioire. L’uomo anziano ha apprezzato l’astuzia e la strategia dell’asino e l’asino ha scoperto di essere ancora forte. Il Maestro ha trovato il suo successore, mentre il discepolo ha ottenuto la stima, la fiducia e il rispetto di tutti.
I problemi viaggiano in coppia
Ci sono quelli creati da noi o aggravati da noi, e ci sono quelli provocati dagli altri.
Ogni volta che ti trovi in difficoltà, devi fare una scelta. Puoi scoraggiarti, arrenderti, abbandonarti alla collera, oppure puoi decidere di guardare in faccia al problema e trovare la soluzione. Comunque sia, tocca a te decidere.
"Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare"
Quando mio padre morì, avvertii una solitudine che non avevo mai provato; mi mancava terribilmente, e sentivo la tristezza nel cuore. La sua morte aveva ucciso parte della mia vita e pensavo che io stesso sarei morto senza il suo aiuto. Me ne stavo chiuso in camera a chiedermi continuamente “Perché proprio a me?”. Mi ripetevo che Dio non esiste, che ero sfigato, che pagavo per qualcosa a me sconosciuto. E intanto mi chiudevo sempre più in me stesso: mi ero allontanato dagli amici, dai divertimenti che l’età richiedeva, dalla spensieratezza e mi sentivo vecchio dentro e fuori.
Ricorda, i conflitti, le avversità in cui ti imbatti sono una conseguenza diretta delle tue azioni. I problemi sono proprio così: quando capiamo come funzionano, ci danno molte più soddisfazioni.
Uno dei ricordi più vivi della mia infanzia si riferisce a quando mio padre tornava a casa da lavoro. Io lo sentivo suonare il clacson del suo camion più e più volte, per gioco, fino a quando uscivo di casa per salutarlo.
Di solito, io ero in cucina, a fare i compiti o a guardare la televisione e lanciavo grida d’entusiasmo nel sentire quel suono familiare.
Mi precipitavo verso di lui e a quel punto lui mi diceva: “Hei, campione, come stai?”.
Era il momento migliore della giornata quando lui tornava a casa.
Non ho mai dimenticato mio padre. Non ho mai abbandonato l’amore per lui. Imparai ad amarmi.
Quando capii che la vita è difficile per tutti, che la morte fa parte della vita stessa, che la tristezza può solo accelerare la fine, decisi di cambiare i colori della mia esistenza.
Ripresi coscienza di ciò che ero, di quello che avevo e, soprattutto, di quello che potevo diventare. Feci mie la parole di quel Maestro di sapienza popolare che è Qoélet, "Sii allegro, o giovane, nella tua adolescenza, e nei giorni della tua giovinezza sia nella gioia il tuo cuore… Tieni sgombro il tuo cuore dalla malinconia, e tieni lontano il dolore da te, perché giovinezza e adolescenza sono un soffio".
Dal dolore, cui nega la consapevolezza e la serenità, nacque la speranza; dalla solitudine sbocciò un’ipotesi di gioia. Quello che prima i miei occhi vedevano come un castigo, ora mi insegnavano ad accettare e ad apprezzare la vita.
Dalla tristezza nacque il coraggio, e dalla solitudine prese guisa il desiderio di conoscere il mondo.
“Ogni cosa ha un prezzo” scrive Hal Urban nel suo libro - Quello che conta – “e può essere ottenuta solo grazie alla pazienza, alla fatica, al sacrificio e alla sofferenza. Perché la vita è dura”.