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AMMESSO CHE ESISTA

“Malattia psicosomatica” significa, secondo l’accezione comune, che la psiche ha causato una malattia nel corpo, che il corpo soffre per colpa
di una psiche che funziona male.
È un concetto molto in voga da oltre mezzo secolo.
Sono stati scritti migliaia di libri in proposito, e sono state consumate migliaia di tonnellate di farmaci sedativi e neurolettici.
Ma ha ancora senso questo modo di vedere, di pensare e di agire?

Che cosa è la psiche?
È qualcosa di separato dal corpo, come l’autista da un’auto? È ovvio che se l’autista guida male, l’auto ha più probabilità di rompersi.
Già Wilhelm Reich aveva scoperto che le tensioni emotive causano tensioni fisiche, fino a creare delle vere e proprie corazze muscolari.
Goodheart con la Kinesiologia applicata ha dimostrato che corpo e mente interagiscono ed interloquiscono.
In centinaia di libri si trovano le descrizioni dei rapporti tra patologie d’organo e precise situazioni psicologiche.
Infine Hamer ha dimostrato, TAC alla mano, come un trauma psicologico vissuto in solitudine sia in grado di causare un cancro e si possano leggere le tracce della sua genesi e della sua evoluzione nelle TAC cerebrali, non solo, ma sapendo quale è il trauma si può sapere a priori dove verrà il tumore e sapendo dove è il tumore si può risalire al trauma.
Una teoria che rischia di compromettere tutte le attuali ricerche sul cancro e, di conseguenza, tutti i farmaci anticancro, con un danno economico non tollerabile.
Perciò Hamer è sicuramente un pazzo pericoloso.
Però nessuno è mai riuscito a far venire un cancro ai lombrichi con nessun cancerogeno, anche se i lombrichi vivono abbastanza a lungo da poter sviluppare qualunque forma di cancro. Per di più hanno anche un sistema immunitario molto più semplice del nostro: solo immunità innata, niente anticorpi, niente linfociti CD4 e CD8.
Certo che è difficile causare un trauma psicologico ad un lombrico!
Ma …

Qui dobbiamo fermarci un attimo e fare il punto della situazione.

Prima di tutto dobbiamo decidere che cosa è la malattia.
Non “una malattia”, ma “la malattia”.
Secondo la medicina è un errore della natura che causa alterazioni anatomiche fisiche o biochimiche dell’organismo, che perciò va corretto o eliminato, subito e senza esitazioni.
Con qualunque mezzo.
Chiunque causi una malattia va eliminato o messo in condizione di non nuocere. Come un terrorista, sia esso un batterio, un virus, un fungo, una psiche.
Una visione molto pragmatica e molto materialista, ma che non sempre dà i risultati sperati e promessi, anzi, non li dà quasi mai, a meno che non ci si limiti ad esaminare la singola malattia.
L’assenza di malattia non vuol dire salute: la salute è uno stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale e non solo l’assenza di malattia. Così recita l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Ma per la medicina si è malati solo se si può trovare una qualche anomalia nel nostro corpo, strutturale, funzionale, fisica o biochimica.
Se il problema è nella psiche siamo già fuori del campo medico.
Se il problema è dell’anima … siamo fuori di testa.

Jung, in una delle sue ultime lettere scrisse che negli ultimi 35 anni della sua professione non aveva trovato nessuno i cui problemi non derivassero dal rifiuto di accettare l’aspetto trascendentale della vita.
Quindi l’anima.
Ma l’anima non esiste, parola di un anatomopatologo che non ne ha mai trovata una e ci ha anche fatto una pubblicazione, che è stata giudicata degna di essere pubblicata.
Ma forse qualcuno ha trovato una psiche?
Qualcuno in una autopsia ha trovato una emozione, un amore, un odio?
Riteniamo che ci siano perché ne vediamo gli effetti, della psiche e delle emozioni.
Dell’anima no. È un effetto della fantasia, prodotto della psiche.

Ma forse l’anatomopatologo non ha mai trovato neanche la vita.
E la vita che cos’è: un prodotto della psiche?
No, perché nasce prima la vita e poi la psiche. Ma allora, se non è un prodotto della psiche e neanche del corpo, perché il corpo c'è anche senza vita, allora neanche la vita esiste, come non esiste l’anima.
Perciò noi viviamo perché non sappiamo che la vita non esiste, come il calabrone vola perché non sa di andare contro tutte le leggi dell’aerodinamica.
Come appare strana certa medicina meccanicistica, quando si ha tempo da perdere a ragionarci sopra per assurdo.

Così come appaiono strani i ragionamenti di quei biologi evoluzionisti integralisti che vorrebbero tutto nato dal caso, ma che poi non riescono a far nascere nulla di vitale dalle loro provette, pur mettendoci tutto quel che serve per favorire il caso.
Ma anche qui occorre intendersi sui termini: che cosa vuol dire caso?
Se io vinco alla lotteria sicuramente vinco per caso, ma vinco, comunque, perché  c’erano le premesse. Qualcuno ha messo su la lotteria ed io ho comperato il biglietto.
Nella nostra vita qualcuno ha creato la lotteria, i nostri genitori hanno comperato il biglietto ed hanno vinto noi. Si fa per dire.
I biologi hanno i biglietti, ma non sanno come collegarli alla lotteria perciò non vincono nessun premio. 

Secondo la fisica quantistica l’universo non ha solo le 4 dimensioni spazio temporali che noi gli diamo, ma ne ha da 9 a circa 30, altrimenti i loro calcoli non tornano.
Dove sono le dimensioni mancanti? Come sono fatte? Che cosa c’è? Che cosa hanno di diverso? Rispettano le stesse leggi che abbiamo qui?
Hanno il tempo e lo spazio come noi?
E se “il caso” fosse proprio in quelle dimensioni? O fosse nell’insieme di quelle dimensioni?
Allora il caso sarebbe quello che i fisici chiamano “Campo unificato d’energia” che è quell’insieme di forze misteriose che permette agli atomi di continuare ad essere gli stessi di 12 miliardi di anni fa quando c’è stato il Big Bang e agli elettroni di girare intorno al nucleo anche senza forniture esterne di energia.
Ma non avevano dimostrato che il moto perpetuo non esiste?
In effetti anche molti aspetti della scienza appaiono assurdi, se si esaminano per assurdo. Favole, niente di più.
Ma anche qui forse manca qualcosa che non si vuole vedere, perché non si vede.
Qualcosa come l’anima, o la vita.

Se mettessimo un’anima e una vita al “Campo Unificato di Forze” dei fisici verrebbe un qualcosa che somiglia tanto a quel che i mistici chiamano “Dio”.
Non al dio antropomorfo che ci hanno insegnato a scuola e al catechismo. Questo somiglia proprio a quello dei mistici più puri, quelli tanto convinti da sembrare santi, poeti o matti.
Allora tutto ha un senso e, soprattutto, ha un fine.
Perché se non c’è un fine, un obiettivo da raggiungere, a che serve tutto questo casino di roba, dai quark alle galassie, passando per uomini e topi?
Se manca un fine, perché il “caso” si è dato tanto da fare? E perché continua a darsi da fare?
Ogni lotteria ha un fine, quello di far girare denaro da un tasca all’altra.
Evidentemente anche il nostro universo, la Terra, la natura, hanno un fine. Quindi anche la nostra esistenza deve avere un fine, che non può essere solo quello di perpetuare la specie, perché senza un fine anche la specie sarebbe inutile.
Quindi tutto ha un fine.

Ma ritorniamo, per l’appunto, al fine di questa disquisizione: la malattia.
Se tutto ha un fine quale è il fine della malattia?
Solo dare alloggio a virus e batteri extracomunitari senza fissa dimora? Spiegazione troppo populistica.
Dare modo all’industria farmaceutica di prosperare e ai medici di vivere? No perché la malattia è venuta prima, gli altri la parassitano.
Un parassita è un organismo, vegetale o animale, che vive a spese di un altro. Un parassita può volere tutto, tranne la morte del suo ospite. Absit iniuria verbis.

Cambiamo modalità di ragionamento.
Parliamo in termini economici.
Se io ho un capitale e voglio aumentarlo lo investo. Quando l’ho investito non ho più un capitale, ma ho la certezza, o la speranza, di averne uno maggiore.
Se ho l’auto guasta la riparo, purché il valore dell’auto riparata giustifichi il costo della riparazione. Cioè se mi conviene.
La biologia e la fisica ci insegnano che in natura tutto avviene in modo da avere il massimo risultato con il minimo dispendio energetico.
Allora se il corpo si prende la briga di ammalarsi e di fare tutti i casini che è in grado di fare, perché lo fa?
Evidentemente vuole ottenere un risultato che ritiene più importante delle sofferenze, fisiche e psichiche, date dalla malattia stessa.
Nell’ultimo secolo, nella nostra società, sono diminuite in modo drastico le malattie infettive dovute alle carenze igieniche e sanitarie, che non sono dovute al caso, ma all’ignoranza e alla povertà.
Dall’altro lato sono aumentate in modo impressionante le malattie croniche, come le malattie autoimmuni ed i tumori.
Proprio le malattie che l’organismo stesso crea, spesso con la cortese collaborazione di virus, batteri o altro.
Evidentemente lo fa per un fine molto, molto importante.
Quale?
Che cosa c’è di più importante della salute del corpo?
Forse la salute dell’anima. Ammesso che esista.

Allora la malattia assume un senso, non è fine a se stessa e non è neanche un errore della natura.
È un messaggio.
Come quello dei vangeli in cui la buona novella è che se vivi in pace ed amore acquisti il paradiso, se vivi nell’odio e nella separazione vai all’inferno.
E la malattia è un inferno.
Ecco allora il senso, il fine della malattia: se non ci prendiamo la briga di ascoltare i disagi e le sofferenze che abbiamo dentro, se nascondiamo a noi stessi le paure, gli odi, i rancori, i dolori e non riusciamo a risolverli ed espellerli, se viviamo una vita inutile, automatica e senza un fine più alto della semplice sopravvivenza, allora il corpo si incarica di fermarci per costringerci a leggere i messaggi dell’anima.
Ammesso che esista.

Considerare la malattia come messaggio di disagio esistenziale, come avviso di “errore di rotta”, non solo ce la fa vedere meno brutta e meno tragica, ma ci fa capire che cosa dobbiamo fare per evitare di ammalarci o per guarire se siamo ammalati, prima che sia troppo tardi.

Quali sono le vie? 

  • Ama, accetta e rispetta te stesso, con i tuoi pregi ed i tuoi difetti.
  • Vivi con gli altri, e non per gli altri o contro gli altri.
  • Condividi le tue gioie ed i tuoi dolori e non chiuderti mai in te stesso.
  • Condividi le gioie degli altri come se fossero tue ed i loro dolori con-passione, non con pietà.
  • Accetta con serenità le difficoltà e gli ostacoli: non sono punizioni divine, sono compiti da superare per crescere. Un vecchio detto afferma che quando l’allievo è pronto il maestro appare: le difficoltà sono i nostri maestri. Quando arrivano vuol dire che siamo pronti ad affrontarle.
  • Accetta la piena responsabilità della tua vita: anche quando si delega si è responsabili per aver delegato.
  • Vivi ed agisci con coerenza: sia si il tuo si e no il tuo no.
  • Fai il lavoro che ti piace e, se non puoi, fatti piacere il lavoro che fai. Il lavoro non è un fine, è un mezzo: se devi fare un viaggio e non hai l’auto puoi prendere un treno, anche se non ti piace. L’importante è arrivare.
  • Ama. Ama senza condizioni, senza aspettarti nulla in cambio, senza pretendere, senza voler cambiare l’altro, accettalo come è, così come hai accettato te stesso.
  • Se qualcuno ti irrita o ti infastidisce ricorda che gli altri sono sempre il nostro specchio. In loro vediamo sempre qualcosa che è in noi e che non vogliamo vedere. Il maestro Moyra disse: “Che cos’è in me che mi da fastidio in te?”. Impara dagli altri per conoscere e migliorare te stesso.
  • Cerca lo scopo, il fine della tua vita, e perseguilo con coerenza. La “Vita” è come un fiume, se nuoti nella direzione giusta è tutto più facile, se nuoti contro corrente incontri un sacco di difficoltà.
  • La felicità non è il fine della vita, ma è il segnale che stai andando nella direzione giusta.
  • Come ha detto Nader Butto: l’amore è il mezzo, la felicità è il segno, la Luce è il fine.

La malattia è una maestra che cerca di riportarci sulla strada dell’accettazione e dell’amore, la strada della felicità.
La salute, perciò, è il paradiso. In pratica per avere il paradiso in terra basta guarire l’anima.
Ammesso che esista.

Ovviamente stiamo ragionando di argomenti sui quali ognuno ha il diritto, anzi il dovere di avere una sua opinione, che può essere del tutto negativa.
Perciò se tu pensi che queste siano solo fole, storielle senza senso, che non vale neanche la pena di prendere in considerazione, ricorda che hai altre due possibilità: il purgatorio e l'inferno.
La farmacia è là in fondo, a sinistra.

 

 


By Centro Informatica