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Hahnemann: somministrazione dei farmaci
 
 
 

Leggendo le parole del fondatore dell'omeopatia non dovrebbero esserci dubbi: si somministra una sola dose di un unico farmaco e si aspetta che finisca la sua opera.

Quando il farmaco ha finito di agire, quindi quando ricompaiono i sintomi della patologia, si può somministrare una seconda dose, o un farmaco diverso.

La dose deve essere la più bassa possibile: Hahnemann arriva a far annusare il farmaco diluito e dinamizzato in alcol. Non dico di arrivare a questo, ma sicuramente prescrizioni multiple giornaliere sono raramente giustificabili e solo in patologie acute e con farmaci con breve durata d'azione.

Passo ora la parola a:

Hahnemann: ”Organon”

§ 245

Ora che abbiamo visto quali rapporti intercorrono tra la cura omiopatica e le modalità fondamentali e particolari delle malattie, passiamo a trattare dei medicamenti, del modo di usarli e del regime di vita da tenere durante la cura.

§ 246

Ogni miglioramento, decisamente e continuamente progressivo durante la cura, costituisce uno stato che, per tutta la sua durata, esclude, in via generale, la ripetizione di qualsiasi medicinale, poiché il medicamento preso dal malato continua a svolgere l’azione benefica, di cui è capace, fino alla fine. Questo è il caso non raro nelle malattie acute; mentre nelle malattie abbastanza croniche una dose di medicamento omeopatico, bene scelto, sviluppa tutta l’azione benefica di cui è capace, secondo le sue qualità, con un miglioramento continuo ma lento, in periodo di tempo, che va da quaranta a cento giorni. Ma al medico ed al malato interessa molto, se possibile, ridurre questo periodo di tempo alla metà, ad un quarto ed anche più e ottenere una guarigione molto più rapida. E questa metà si può raggiungere benissimo, come mi hanno insegnato recentissime e ripetute esperienze; ma alle seguenti condizioni: 1) quale medicamento omiopatico deve essere scelto con attenzione, quello più simile possibile; 2) se il medicamento è ad alta potenza, deve venire somministrato sciolto in acqua e a dose piccolissima ed a intervalli, che ’esperienza ha insegnato essere i più atti ad accelerare al massimo la guarigione. Devesi poi avere l’avvertenza, che la potenza di ogni dose sia un pò diversa da quella della dose precedente o successiva. Questo accorgimento ha lo scopo di evitare che il principio vitale sia offeso ed eccitato a reazioni contrarie, come sempre accade (1) quando si usano ripetere dosi uguali e molto ravvicinate tra loro.

§ 247

La ripetizione di dosi identiche (2) costanti di un medicamento anche unica, peggio se fatta più volte di seguito (a brevi intervalli, se si vuole che la cura non venga ritardata) è una cosa assurda. Il principio vitale non accetta queste dosi uguali senza ripugnanza, ossia senza tralasciare di mettere in evidenza altri sintomi della malattia da medicamento oltre quelli simili ai sintomi della malattia naturale. Siccome la dose precedente ha già determinato nel principio vitale le modificazioni a lei proprie, una nuova dose di uguale potenza, non può più fare la stessa cosa. Con una tale dose identica il malato non può altro che ammalarsi di altro male, ossia diventare più malato di prima, poiché ora rimangono ad agire solo quei sintomi della stessa medicina, che non sono più omiopatici per la malattia naturale; quindi nessun progresso nei riguardi della guarigione, ma soltanto un vero aggravamento del malato. Ma se invece ogni dose successiva è di potenza diversa, ossia è di dinamizzazione un pò più alta (§ 269 - 270), il principio vitale si lascia influenzare senza difficoltà (diminuisce ancora più la sensibilità di fronte alla malattia naturale) e portare più vicino alla guarigione.

 § 248

Per questo scopo la soluzione del medicamento (3) viene potentizzata (agitando con otto, dieci, dodici scosse la boccetta) ogni volta prima della somministrazione. La soluzione viene data in ragione di uno o più (crescendo progressivamente) cucchiaini da caffè; nelle malattie croniche giornalmente od ogni secondo giorno; nelle malattie acute ogni sei, quattro, tre, due ore; nei casi urgenti ogni ora ed anche più spesso. Così nelle malattie croniche una medicina omiopatica bene scelta, sebbene abbia azione di lunga durata, può essere ripetuta, con crescente successo, anche giornalmente per dei mesi. Quando la soluzione (in sette, o quattordici o quindici giorni) è consumata, alla nuova soluzione - se il suo uso è ancora indicato - si aggiunge uno o più granuli di una potenza più elevata. Così si procede fino a che il malato continua ad averne sempre maggior beneficio, senza risentire disturbi di sorta. Se questo accade, ossia il resto della malattia appare con una sintomatologia cambiata, si deve scegliere una nuova medicina meglio corrispondente, omiopaticamente, al caso e somministrarla con le stesse modalità. Ossia va somministrata sempre con lo scuotere con forza la soluzione, prima di ogni dose, al fine di cambiare il grado di potenza e per elevarla. Se, ripetendo iornalmente una medicina, omiopaticamente bene scelta, alla fine della cura di una malattia cronica, compare il così detto aggravamento omiopatico (§161), di modo che i rimanenti sintomi della malattia sembrano esarcerbarsi, le dosi devono venire ancora più diminuite e ripetute ad intervalli più distanziati, oppure sospese per parecchi giorni. La sospensione del medicamento ha lo scopo di far vedere, se la guarigione necessita ancora o no di aiuto medico, dato che questa sintomatologia, in apparenza dovuta ad eccesso di medicina omiopatica, può scomparire da sé e lasciare il malato guarito.Se, per la cura, si usa soltanto una boccetta (contenente circa un dramma (=gr.4,36) di alcool diluito, nel quale si scioglie un granulo di medicina, agitando con forti scosse), che il malato fiuta giornalmente oppure ogni due, tre, quattro giorni, nch’essa deve venire agitata con otto, dieci forti scosse, ogni volta prima di essere fiutata.

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(1) § 246 Quando descrivevo nella quinta edizione dell’Organon, in una lunga nota di questo paragrafo, per evitare queste eazioni moleste della Forza vitale, era tutto quello che mi permetteva di dire la mia esperienza di allora. Ma dopo quattro, cinque anni il sistema è stato modificato e perfezionato e tutte le difficoltà spianate. Sicché ora la stessa medicina, ben scelta, può venir somministrata anche giornalmente e per dei mesi, se necessario; purché da una potenza bassa, presa nello pazio di una o due settimane (giacché secondo il nuovo sistema di dinamizzazione si comincia con potenze assai basse), si passi in ugual maniera a potenze più alte, nella cura delle malattie croniche. 

(2) § 247  Quindi non si dovrebbe ripetere al malato, a secco, a breve intervallo, quella medicina, che ha preso con eneficio la prima volta, allo stesso grado di potenza. Se la medicina invece che a secco viene somministrata in soluzione e a prima dose ha fatto bene, non si deve dare al malato una seconda o terza dose, uguale, della stessa boccetta lasciata ferma, neanche ad intervalli di un paio di giorni, perché così si dà proprio la stessa medicina; invece devesi agitare, con dieci scosse, la boccetta prima di ogni successiva somministrazione, o con sole due scosse come proposi più tardi. Questo procedimento ha la sua ragione nei motivi esposti.Con questa modificazione del grado di dinamizzazione di ogni dose non vi è alcun ostacolo alle ripetizione anche a brevi ntervalli della medicina, anche se le potenze sono alte e vengono potentizzate con molte scosse. Vorrei quasi dire che la edicina omiopatica, bene scelta, solo se usata a parecchie potenze diverse, può liberare il principio vitale dal processo patogeno e guarirlo nelle malattie croniche. 

(3) § 248 La soluzione si fa con 40, 30, 20, 15 o 8 cucchiaini di acqua a cui si aggiunge un pò di alcool od un pezzetto di carbone di legna. Usando carbone di legna un pezzetto si lega ad un filo e con esso lo si tiene sospeso nella boccetta e lo si estrae ogni volta che devesi agitare la boccetta. Per la soluzione è sufficiente un granulo di medicina potentizzata a dovere. Per la medicina che va ripetuta, si può prendere un cucchiaino di soluzione, che sia stata bene agitata, e versarla in un bicchiere contenente sette, otto cucchiaini di acqua; dopo avere fortemente agitato il contenuto del bicchiere, si somministra al malato la dose che si vuol dare. Se il malato è assai eccitabile e sensibile, si prende il cucchiaino da caffè della medicina preparata nel bicchiere e lo si versa in un secondo bicchiere d’acqua, che si scuote fortemente e poi si da al malato uno o più cucchiaini di questa nuova soluzione. Vi sono malati di tale eccitabilità, che richiedono una medicina diluita in ugual maniera, tre, quattro volte. Ogni giorno il bicchiere di medicina va così preparato, dopo l’uso di questa dose, che si da al malato, si scuote con forza e con questa soluzione, nel modo indicato, se ne prepara una nuova; e cosi gni giorno. Il granulo di medicamento ad alta potenza, viene meglio di tutto triturato in polvere fine assieme con un paio di grani (nota del traduttore: un grano = 0,072 g) di zucchero di latte e poi messo nella boccetta destinata alla soluzione.


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