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Bausano: Interferone e melanoma
 
 
 

06/07/07,14:45, Approfondimenti a cura di Giancarlo Bausano

Identificate le basi genetiche del deficit immunitario nel melanoma maligno: prospettive per l'immunoterapia del cancro

Oltre a difenderci dalle infezioni, il sistema immunitario ha un ruolo di primo piano nella difesa dell'organismo dalla proliferazione tumorale: le cellule immunitarie sono in grado infatti di riconoscere e conseguentemente distruggere gli antigeni che vengono espressi sulla superficie delle cellule neoplastiche. Ne consegue che il tumore ha maggiori possibilità di svilupparsi anche quando la sorveglianza immunitaria si indebolisce e perde la sua efficacia. Quali sono le basi immunitarie della défaillance del sistema immunitario nei pazienti colpiti dal cancro? Conoscerle significa probabilmente trovare un rimedio contro di esse, per esempio sviluppando nuove forme di immunoterapia o comunque, selezionando meglio i pazienti da sottoporre ad alcune terapie antineoplastiche.
Con l'ausilio di tecniche di purificazione assai sofisticate, un gruppo di ricercatori della Stanford University, California, ha analizzato il profilo genetico di alcune sottopopolazioni linfocitarie prelevate da 12 pazienti affetti da melanoma maligno in fase metastatica e messe successivamente a confronto con i linfociti di una popolazione di controllo. Rispetto a questi ultimi, i linfociti CD8, CD4 e i linfociti B erano caratterizzati da un'espressione ridotta di 24 geni, 17 dei quali controllati direttamente dall'interferone e responsabili della codificazione di alcune proteine legate all'effetto dell'interferone sulla risposta immunitaria.
In termini funzionali, quindi, i linfociti dei malati di melanoma risultavano complessivamente meno responsivi all'interferone alfa, frequentemente utilizzato nella terapia di questo tumore, ed i T linfociti, in particolare, mostravano - una volta stimolati - una minor capacità di produrre citochine (per esempio, interleuchina 2 e TNF-alfa, direttamente responsabili dell'eliminazione delle cellule tumorali) ed una ridotta sopravvivenza. I dati - limitati ad una casistica relativamente esigua, ma assai omogenea - mostrano per la prima volta l'esistenza di un deficit specifico della risposta immunitaria nei pazienti affetti da melanoma maligno in fase metastatica, essenzialmente correlato ad un difettoso scambio di segnali fra le cellule immunitarie e l'interferone. Tale deficit, se comporta inevitabilmente una ridotta sorveglianza di una quota significativa di linfociti T nei confronti delle cellule neoplastiche, spiegherebbe anche come mai solo alcuni pazienti traggono beneficio dalla terapia con interferone.
L'analisi preventiva dei linfociti di questi malati potrebbe dunque essere utile per selezionare coloro che possono trarre verosimilmente un vantaggio dalla immunoterapia, scartando quelli che da essa ricaverebbero, nella migliore delle ipotesi, un peggioramento della qualità di vita a causa dei non rari - e talora seri - effetti collaterali legati all'impiego dell'interferone.
Se individuata anche in altri tumori, la disfunzione immunitaria, mostrata in questo studio nei pazienti affetti da melanoma maligno, potrebbe aprire la porta alla scoperta di possibili rimedi ed al miglioramento delle terapie immunitarie oggi utilizzate nel cancro.
Fonte
Critcvhley-Thorne RJ, Yan N, Nacu S, Weber J, Holmes SP, Lee PP. Down- regulation of the Interferon signaling pathway in T lymphocytes from patients with metastatic melanoma. PloS Medicine 2007; 4:e176.
DA: Univadis


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